Riflessioni sull’affossamento di una legge (s)concia.

Editoriale a cura del Collettivo tlgbiq Sui Generis della Sapienza

Martedì 13 ottobre la c.d. “ legge Concia” è stata bocciata in Parlamento per vizio di incostituzionalità. Questa proposta, depositata in Parlamento da oltre un anno, è stata “riesumata” a seguito dei numerosi episodi di violenza a scapito di soggetti LGBT avvenuti negli ultimi tempi. In origine essa prevedeva un aggravante per i reati a sfondo omofobico e/o transfobico, agendo quindi ex post , senza dare una risposta complessiva ad un problema così articolato, non certo riducibile ai soli atti di violenza fisica.

La medesima inadeguatezza la si ritrova nella risposta strumentale che le istituzioni hanno dato; risposta declinata in chiave securitaria che individua come unica soluzione al problema l’installazione di telecamere nei luoghi maggiormente attraversati da persone LGBT. Purtroppo questa risposta securitaria ha trovato l’appoggio di molte associazioni LGBT mainstream che, in continuità con la politica di commercializzazione e ghettizzazione degli spazi “gay-friendly”, hanno sostenuto la necessità di un maggiore controllo dei medesimi spazi.

Nel frattempo è nato un percorso, definitosi autoconvocato, dal nome evocativo “We have a dream”, che ha organizzato una serie di fiaccolate, prima a Roma e poi nelle principali città italiane.

Il collettivo Sui Generis ha tentato di inserirsi all’interno di questo percorso vedendovi la possibilità di costruire un movimento ampio e dal basso che finalmente mobilitasse i soggetti LGBT, rompendo con la logica istituzionale delle associazioni mainstream.

Purtroppo, però, il collettivo si è scontrato con una realtà ben peggiore di quella delle associazioni.

 

 

Per saperne di più:

www.ateneinrivolta.org 

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